00 03/06/2008 15:12
Era l'altro giorno. Quando i tiri da 3 si chiamavano bombe e non triple, il limite dell'azione di tiro era di 30 secondi... e il basket c'era a Verona.

C'erano gli "eroi" della mia adolescenza, quando le compagne di classe attaccavano nel loro diario le foto dei New Kids On The Block ed io invece i report di gioco del lunedì e le immagini ritagliate da "I giganti del basket". Quegli omoni che da lassù non parevano nemmeno così enormi, quei Morandotti, Brusamarello, Shoene, Moretti, Dalla Vecchia per cui perdevo sistematicamente la voce ogni domenica sera, che fosse per una partita casalinga al Palaolimpia o con l'orecchio appiccicato alla radio nelle trasferte.

Sono tornata in un lampo ai miei 15 anni, ieri sera. Un'esibizione a scopo benefico che ha riunito tutte le vecchie glorie della Verona cestistica, in una città orfana di quella squadra ad alto livello che l'ha fatta sognare per anni, e che ora la vorrebbe indietro.

Entrare al palazzetto, cercare il mio vecchio posto, guardare quel tabellone su cui centinaia di volte si tenevan d'occhio i minuti e i punteggi, appoggiare le mani su quelle stesse transenne gialle a cui ci si aggrappava nei momenti di tensione. Rivedere sempre le stesse facce, con qualche stagione in più, i ragazzi della curva diventati grandi, il presidente in tribuna, i giornalisti in parterre... pare così incredibile che sia passato tanto tempo, poi mi giro e mi accorgo che al mio fianco c'è un ragazzone di un metro e ottanta con cui son venuta in motorino, che ai tempi di quelle partite era a casa nella culla ad aspettare il ritorno di sua sorella con un sorrisone sdentato.

Ridateci una squadra, abbiamo ancora il cuore gialloblù lì dentro!

esseredonna.splinder.com/post/9440204/Col+cuore+sul+parquet



Un frammento d'eternità può alterare il corso del tempo. Chiunque può farlo se gli viene concessa una seconda possibilità. Si tratta solo di sfruttarla in maniera diversa dalla prima. Così stiamo ancora cercando qualcuno che pensi al posto nostro. Ora più che mai, perché lo scopo è capire se è meglio il punto di partenza o il punto di arrivo. Forse basterebbe collocare il frammento d'eternità in un tempo che non gli appartiene. Questo è quello che fa Slam.

(Lolly, Slam n° 33, 1999)