E' il primo articolo che leggo in internet sull'argomento a parte i discorsi su questo forum.
Ora basta. E’ il momento di far sentire la nostra voce. Doveva esserci in questo spazio un articolo sull’attesa della partitissima Verona-Juventus, sulle sensazioni dei tifosi, sulla volontà di fare festa, di tornare ai fasti del glorioso Hellas di Elkjaer, ma le cose cambiano.
Le cose cambiano arrivando allo stadio, osservando la Curva Sud, gremita di ragazzi che portano quello che di gialloblu possono portare allo stadio: magliette, sciarpe leggere per i meno calorosi, viene in mente poco altro. La Curva Sud è spoglia. “Merito” dell’inasprimento delle leggi. Pochi striscioni, perché servono dichiarazione di conformità, omologazione prototipo e rapporto di prova rilasciati dal produttore, per considerarli striscioni ignifughi. Il tutto da dichiarare dieci giorni prima dell’inizio dell’incontro, con ingresso tassativo allo stadio cinque ore prima del fischio d’inizio. Accettiamolo. Poi ci si volta verso la Curva Nord, e le cose cambiano. Le cose cambiano perché si vedono striscioni di ogni tipo, maxi bandiere, una coreografia dei tifosi. Tutto con materiale ignifugo? Tutto autorizzato? Tutto entrato cinque ore prima dell’incontro? I tifosi sono entrati ad un’ora dall’inizio, gli striscioni probabilmente hanno preso il treno prima.
Inizia l’incontro, la Curva Sud è calorosissima come sempre, i giocatori di colore della Juve subiscono qualche bu razzista, forse un centinaio di persone, che viene puntigliosamente coperto da migliaia di fischi. Accettiamolo, qualcuno che lo farà ci sarà sempre. Poi leggi l’articolo della Gazzetta dello Sport di lunedì, o l’articolo su Tgcom.it e le cose cambiano. Le cose cambiano perché pur sottolineando che si tratta di qualche tifoso e non dello stadio intero, quello che si evince dagli articoli è il quadro di una città che persevera nel razzismo, a livelli di insistenza da dipingerla come capitale mondiale dell’intolleranza. Nessuna parola su chi ha coperto gli insulti con i fischi, nessuna parola sprecata per intervistare chi magari vive a Verona, e può testimoniare l’esatto contrario di quanto fanno credere i giornalisti nazionali.
Ora è il momento di dire basta, di coinvolgere chi può far sentire la voce di Verona e togliere l’etichetta di Verona razzista e violenta. Perché SOLI CONTRO TUTTI evidentemente non basta. Servono i fatti. Servono le parole di chi veramente conta e può fare qualcosa. Da quella sera al Tg2, quando tutti i veronesi si sono vergognati di esserlo davanti a tutta l’Italia, vedendo passare in sovrimpressione i sottotitoli di quanto gridato dalla Curva Sud ai tifosi del Napoli, da allora abbiamo avuto addosso quell’etichetta.
Ed abbiamo subito. Siamo stati sequestrati a Livorno, ci è stato impedito di recarci allo stadio in quella trasferta, senza preavviso, mentre pochi mesi fa a Catania c’era la guerriglia. Ci viene impedito di entrare allo stadio a sventolare i nostri amati colori, ci sequestrano ombrelli e accendini, mentre in Champions League con di fronte gli hooligans si entra con bandieroni e chissà che altro, senza essere minimamente perquisiti. Ed ora addirittura permettono ai nostri avversari di entrare nel nostro Stadio senza controlli. Siamo stati costretti a non andare allo stadio perché mancavano le strutture a norma, mentre a San Siro il prefiltraggio è fatto con semplici transenne. Sequestrati coltelli e bastoni chiodati a Roma prima del derby, tre accoltellati non gravi, ma questo non fa notizia, a Verona qualcuno ha fatto bu. Ora basta.
Giovanni De Paolini
ilveronese.it
Sono diventato medico per curare le malattie, non i malati.