00 03/03/2012 11:14
Muore in campo a 17 anni mentre si allena a basket

DRAMMA DELLO SPORT. Massimo Sorio militava nel Team basket di Dossobuono. La disgrazia nel palazzetto sotto gli occhi degli amici. Ha avvertito un dolore al petto e si è fermato per riposarsi

Improvvisamente si è accasciato al suolo e non si è più rialzato


«Ditemi che non è vero... non può essere vero». Lo strazio dei genitori e degli amici lacera il silenzio all'interno del palazzetto dello sport di Dossobuono, frazione di Villafranca. Massimo Sorio, un ragazzo di soli 17 anni, si è accasciato al suolo e non si più rialzato mentre si allenava con la squadra under 18 del paese. Una serata come tante, di sport e di divertimento insieme agli amici con cui condivideva da quand'era bambino quella grande passione. Il clima è tiepido, quasi primaverile e colmo di promesse per il futuro ma su tutto cala il nero sipario del lutto e della disperazione. Il dramma si è consumato poco prima delle 19 di ieri sera. Gli allenamenti erano cominciati da poco. A raccontare i suoi ultimi attimi di vita è l'allenatore Stefano Lunghi con la voce rotta dalla commozione. «Mi ha detto "coach, mi fermo un attimo", diceva di avvertire un piccolo dolore allo sterno e si è seduto a lato del campo, poi anche gli altri ragazzi hanno fatto un pausa per riposarsi... il tempo di bere un sorso d'acqua, di chiedergli come stava, sembrava nulla di preoccupante. Ma quando tutti si sono rialzati per riprendere l'allenamento lui si è improvvisamente accasciato al suolo...». A quel punto i presenti si rendono conto della gravità della situazione ma purtroppo l'intervento del medico del paese e dei soccorritori di Verona emergenza non servono a salvargli la vita. Il referto è lapidario: arresto cardiocircolatorio. I compagni di squadra sono impietriti. Massimo, studente all'istituto Carlo Anti di Villafranca, abitava in paese, in via Borgobello 26, con il papà Paolo Sorio, la mamma Franca Gaspari e la sorella Greta, di 21 anni. Parole per descrivere il dolore per la perdita di un figlio e di un fratello di 17 anni non ce ne sono, inutile cercarle. Ad abbracciarli nella palestra, a nome di tutta la comunità, arriva anche il sindaco Mario Faccioli insieme all'assessore allo sport Roberto Dall'Oca. «Cosa possiamo dire? Vedere un ragazzo morire così è inconcepibile, incomprensibile... come si fa ad accettarlo?». Incomprensibile, perché il ragazzo, regolarmente tesserato, era sempre risultato idoneo all'attività sportiva e agonistica. L'ultima visita medica l'aveva affettuata al Centro di medicina dello sport dell'ospedale di Negrar. Nulla lasciava presagire un evento così drammatico. I genitori degli altri ragazzi si stringono attorno ai familiari di Massimo. Arriva anche il parroco don Andrea. Ad esprimere solidarietà ai familiari ci sono i dirigenti delle cinque società sportive del paese. «Abbiamo quattrocento tesserati, siamo una grande famiglia, ci conosciamo tutti, e questa struttura che fra qualche mese sarà ampliata, è un punto di ritrovo per i ragazzi... è un lutto enorme per tutti noi». Esposta sulla bacheca della polisportiva c'è la foto del «Team basket». Massimo è fra loro, in piedi, felice di far parte di quella compagine nata il 14 febbraio 2011. Un suo compagno lo guarda con gli occhi pieni di lacrime, vuole continuare a pensarlo così, con la maglietta rossa e la voglia di vincere, non sotto quel lenzuolo bianco. «No, ditemi che non è vero».

Enrico Santi

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