Complimenti a 4 grandissimi "veronesi" che sono tornati in A

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Davide
00lunedì 23 aprile 2007 11:50
Lino Lardo, Alessandro Giuliani, Davide Bonora e Massimiliano Rizzo.
La Nuova Sebastiani Rieti è in A!
Iuzzolino
00lunedì 23 aprile 2007 23:28
In tanti bei progetti c'è un pò di Verona, non so se avete notato.
Prima Napoli, poi Reggio Calabria, adesso Rieti e fra poco in minor misura Caserta (si spera).

Rieti, bentornata in paradiso

La più profonda, la più favorita, la più attesa. Alla fine il campo ha detto che è Rieti la squadra regina della Legadue: una vittoria cercata e fortunata, vista l’incredibile classifica finale che propone la parità a tre tra i laziali, Rimini e Caserta, decisa soltanto dalla classifica avulsa. E' stato un campionato incredibile, a un certo punto sembrava che nessuno volesse vincerlo (vedi le sconfitte proprio di Rieti a Imola e Jesi, Rimini in casa con Pesaro, Caserta con Ferrara…).
TRADIZIONE/1 - Liberatasi dallo spettro di Montegranaro, che una volta in B1 e due volte in Legadue l’aveva fermata nei playoff, la Sebastiani del presidente Papalia, con Lino Lardo in panchina e giocatori affermati come Prato, Mian, Bonora e Smith, i confermati Melvin, Feliciangeli, Rosselli, ha creato un gruppo forte, che conferma la tradizione che vuole la vincente delle Final Four di Legadue poi promossa direttamente, come successe a Capo d’Orlando e Scafati.
TRADIZIONE/2 -La Sebastiani guidata da Maurizio Lasi è risorta nel 2003 dalla dalla B, dove la squadra era precipitata nel 1988, dopo un’epoca di fasti e che ha portato anche alla conquista della coppa Korac del 1980 (76-71 sul Cibona Zagabria), quando in campo per l’allora Arrigoni andavano Roberto Brunamonti e Willie Sojourner, la cui vita è stata spezzata nella notte tra il 19 e 20 ottobre 2005 proprio vicino a Rieti, dove era tornato accolto come solo una leggenda poteva essere, con in mano una scuola basket per bambini, legato di nuovo alla società.
NOMI ILLUSTRI - Da allora il Palaloniano è diventato PalaSojourner, vincere una missione per ricordare la grandezza del campione e dell’uomo, la Serie A il coronamento del lavoro e della passione di una società e di uno staff composto anche da un’altra leggenda del nostro basket, Antonello Riva, e da Domenico Zampolini, quattro stagioni a Rieti dal 1975 al 1979 per poi diventare un cardine della Scavolini Pesaro dal 1981 al 1993. Un successo nato sul campo soprattutto dalle morbide mani di Joe Smith (18.6 punti ma anche 4.1 assist, il migliore dei suoi in entrambe le statistiche, suo il punto del 73-75 decisivo di Pesaro), dalla potenza di Marcus Melvin (16.1 punti e 9.1 rimbalzi), ma anche dall’esperienza di Davide Bonora e Michele Mian, due che insieme festeggiarono il titolo di campioni d’Europa nel 1999 con l’Italia di Tanjevic.
FUTURO - Gente che sa vincere in un roster che assomiglia di più a uno di Serie A, per profondità e consistenza fisica, con un reparto lunghi con centimetri, chili ed esperienza (vedi gli innesti di Helliwell e Cittadini). Il futuro, adesso, è diventare grandi, consolidandosi prima nel massimo campionato. Intanto è giusto godersi un trionfo sudato, sospirato, e quanto mai saporito per Lino Lardo, che cercava una nuova e ambiziosa sfida professionale per rilanciarsi dopo l’amaro epilogo della sua avventura milanese. Ora, però, c’è spazio solo per i sorrisi, e sono tanti, del popolo reatino, pronto a far sentire il calore del PalaSojourner alle grandi del nostro basket.

Pietro Scibetta

www.gazzetta.it
Davide
00domenica 6 maggio 2007 23:38
Purtroppo Marcelletti non ce l'ha fatta.

Suicidio collettivo a Pavia l'ultima giornata che è costato il primo posto e sconfitta per 3 a 1 contro Jesi nei quarti di playoff.

86-82 79-82 85-64 95-83

Finise così una cavalcata che sembrava trionfale.

[Modificato da Davide 06/05/2007 23.49]

Iuzzolino
00lunedì 7 maggio 2007 02:06
Se non ci fossero i playoff il Marce sarebbe l'allenatore più vincente della storia del basket.
Davide
00giovedì 17 maggio 2007 10:54
E mi sa che se ne va pure lui Iuzzo... per andare dove???



Il nome del coach resta vincolato alla nomina del nuovo gm anche se non è utopia pensare che possa essere Giorgio Valli, ancora sotto contratto con la Carife Ferrara, il candidato numero uno a sedere sulla panchina che è stata di Marcelletti nelle ultime tre annate.



Camillo Anzoini

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[Modificato da Davide 17/05/2007 10.59]

Davide
00venerdì 18 maggio 2007 15:17
L'ultimo saluto di Marcelletti

Era ritornato ufficialmente sulla panchina della Juve in una calda mattinata estiva di tre anni fa. Saluta la sua società e la sua città in un pomeriggio di maggio con un cielo plumbeo e carico di pioggia sopra Pezza delle Noci. Ieri si è chiusa l’esperienza di coach Franco Marcelletti sulla panchina bianconera. Ha salutato tutti con una conferenza stampa svolta al Palamaggiò messo a disposizione, con grande ospitalità e senso del rispetto, dal presidente Rosario Caputo. Ha salutato a testa alta, con tanti sorrisi e con parole precise che vanno a fotografare tre anni indimenticabili per lui e per Caserta. Saluta con il 67% di successi in un triennio capace di riportare il nome della Juve nella pallacanestro di vertice e sulla bocca di tutti.

“Ringrazio la società che mi ha permesso di vivere questa avventura - attacca Marcelletti -. Scelsi di tornare a Caserta quando la squadra doveva fare la B1, accettai perché mi piaceva il progetto della società. Non è stato un triennio facile ma ho lavorato sempre per il bene del team. Ringrazio la stampa con cui mi sono confrontato e ‘scontrato’ in alcuni casi; l’importante è sempre stata la correttezza ed il rispetto dei ruoli”.

Un triennio da analizzare a fondo: “Nei primi due anni abbiamo centrato gli obiettivi prefissati, in questa stagione purtroppo ci siamo andati vicini. A tutti chiedo di non ricordare solo la sconfitta di Pavia ed i playoff cancellando quanto di buono fatto in tre anni. Tutti abbiamo dato il massimo con le nostre capacità ed i nostri limiti; certo alcune scelte non le rifarei ma abbiamo rivissuto emozioni importanti che resteranno per sempre nel cuore di tutti”.

Una battuta anche sul settore giovanile che, in questi 3 anni, è ripartito dopo anni di anonimato: “Ci tenevo molto a recuperare la mentalità dei tempi d’oro. Grazie alla collaborazione di Guastaferro e Di Lorenzo sono stati fatti dei passi avanti che vanno al di la delle qualificazioni alle varie Finali Nazionali. In questa stagione i gruppi allenati da Petroccione, Luise e Merola hanno proposto una pallacanestro piacevole. Abbiamo educato questi ragazzi all’etica del lavoro.

Come diceva Maggiò “le società e la città restano, passano gli allenatori ed i giocatori””.

Se Caputo avesse proposto il rinnovo avrebbe accettato?

Beh, ci saremmo seduti a tavolino ed avremmo trovato un accordo. E’ chiaro che avrei accettato, la Juve è la società che mi ha permesso di diventare un allenatore professionista e, per questo, devo dire grazie a Maggiò. Io sono e resterò sempre un tifoso della Juve; da casertano ho vissuto questa nuova avventura con una partecipazione superiore”.

Un pensiero sui tifosi...


“Il primo anno avevamo una media di 2500 persone, adesso siamo passati ai 6500 contro Pesaro ed ai 2246 di Pavia. Il merito è di tutti e, se ho contribuito in piccola parte, ne sono fiero. E’ stato commovente, anche per uno come me che non fa trasparire le emozioni, vedere le immagini dei tifosi piangere. A loro dico solo che prima dello scudetto abbiamo dovuto versare tante lacrime ed il pensiero corre ad Atene 1989. Dopo quella sconfitta è arrivata la consacrazione con il tricolore. Spero che la storia si possa ripetere già a partire dal prossimo anno”.

Qualcosa che non ha gradito della tifoseria?

“Caserta è una piazza competente ed esigente, bisogna convivere con la pressione e lo sapevo bene in partenza. Ma certe ‘manifestazioni’ hanno superato i limiti e non mi sono piaciute”.

Un consiglio al nuovo coach?


“Non è giusto darne, dico solo che verrà ad allenare in una piazza unica e stimolante”.

Ed ora cosa farà?


Continuerò a restare a Caserta e fare le mie passeggiate in bicicletta alla Reggia. Sono disoccupato ed ora aspetto la chiamata di qualche club. Sicuramente il 9 giugno andrò ad ascoltare il concerto di Mesolella a Positano. Fausto è un caricoamico ed è la dimostrazione che, sudando, si possono raggiungere i successi. E’ un esempio per tutti noi casertani che viviamo in una realtà non facile. Maggiò aveva disegnato unacartolina splendida della nostra città che poteva essere fiera della sua squadra di basket. Ed ora, questo lavoro, lo sta facendo Caputo”.

Cosa le ha insegnato quest’annata a livello personale?

“Che bisogna essere più cinici”.

E’ il capolinea. Pro o contro ma tutta Caserta dovrebbe ringraziare un suo figlio che ha contribuito alla rinascita. Grazie coach, buonviaggio.

Camillo Anzoini

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[Modificato da Davide 18/05/2007 15.20]

Dr. Basket
00sabato 19 maggio 2007 23:46
Nel caso di una squadra in A o in LegaDue è logico che sarebbe il maggiore indiziato a questo punto.
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