In tanti bei progetti c'è un pò di Verona, non so se avete notato.
Prima Napoli, poi Reggio Calabria, adesso Rieti e fra poco in minor misura Caserta (si spera).
Rieti, bentornata in paradiso
La più profonda, la più favorita, la più attesa. Alla fine il campo ha detto che è Rieti la squadra regina della Legadue: una vittoria cercata e fortunata, vista l’incredibile classifica finale che propone la parità a tre tra i laziali, Rimini e Caserta, decisa soltanto dalla classifica avulsa. E' stato un campionato incredibile, a un certo punto sembrava che nessuno volesse vincerlo (vedi le sconfitte proprio di Rieti a Imola e Jesi, Rimini in casa con Pesaro, Caserta con Ferrara…).
TRADIZIONE/1 - Liberatasi dallo spettro di Montegranaro, che una volta in B1 e due volte in Legadue l’aveva fermata nei playoff, la Sebastiani del presidente Papalia, con Lino Lardo in panchina e giocatori affermati come Prato, Mian, Bonora e Smith, i confermati Melvin, Feliciangeli, Rosselli, ha creato un gruppo forte, che conferma la tradizione che vuole la vincente delle Final Four di Legadue poi promossa direttamente, come successe a Capo d’Orlando e Scafati.
TRADIZIONE/2 -La Sebastiani guidata da Maurizio Lasi è risorta nel 2003 dalla dalla B, dove la squadra era precipitata nel 1988, dopo un’epoca di fasti e che ha portato anche alla conquista della coppa Korac del 1980 (76-71 sul Cibona Zagabria), quando in campo per l’allora Arrigoni andavano Roberto Brunamonti e Willie Sojourner, la cui vita è stata spezzata nella notte tra il 19 e 20 ottobre 2005 proprio vicino a Rieti, dove era tornato accolto come solo una leggenda poteva essere, con in mano una scuola basket per bambini, legato di nuovo alla società.
NOMI ILLUSTRI - Da allora il Palaloniano è diventato PalaSojourner, vincere una missione per ricordare la grandezza del campione e dell’uomo, la Serie A il coronamento del lavoro e della passione di una società e di uno staff composto anche da un’altra leggenda del nostro basket, Antonello Riva, e da Domenico Zampolini, quattro stagioni a Rieti dal 1975 al 1979 per poi diventare un cardine della Scavolini Pesaro dal 1981 al 1993. Un successo nato sul campo soprattutto dalle morbide mani di Joe Smith (18.6 punti ma anche 4.1 assist, il migliore dei suoi in entrambe le statistiche, suo il punto del 73-75 decisivo di Pesaro), dalla potenza di Marcus Melvin (16.1 punti e 9.1 rimbalzi), ma anche dall’esperienza di Davide Bonora e Michele Mian, due che insieme festeggiarono il titolo di campioni d’Europa nel 1999 con l’Italia di Tanjevic.
FUTURO - Gente che sa vincere in un roster che assomiglia di più a uno di Serie A, per profondità e consistenza fisica, con un reparto lunghi con centimetri, chili ed esperienza (vedi gli innesti di Helliwell e Cittadini). Il futuro, adesso, è diventare grandi, consolidandosi prima nel massimo campionato. Intanto è giusto godersi un trionfo sudato, sospirato, e quanto mai saporito per Lino Lardo, che cercava una nuova e ambiziosa sfida professionale per rilanciarsi dopo l’amaro epilogo della sua avventura milanese. Ora, però, c’è spazio solo per i sorrisi, e sono tanti, del popolo reatino, pronto a far sentire il calore del PalaSojourner alle grandi del nostro basket.
Pietro Scibetta
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